L’avete mai visto un tifoso di Prada in trasferta in Olanda a calpestare tulipani? No, e non perché non esistano i tifosi di Prada – ci sono pure di Valentino, di Dolce&Gabbana, di Versace e via dicendo – ma perché il mondo della moda è rispettoso nei confronti dell’arte, della bellezza, della gente. Avete mai visto un dipendente di Armani andare alla Fashion Week newyorkese e prendere a pernacchie e gestacci i colleghi vestiti Jason Wu o Michael Kors? Sempre no. Eppure ci sono competizione e antagonismo, ci sono in ballo motivazioni economiche e prestigio sociale ma non per questo si perdono i tratti umani per trasformarsi in animali urlanti che sporcano e devastano, come hanno fatto di recente i tifosi olandesi a Roma.
Quando si pensa a sport e violenza, spesso, viene in mente il calcio e siamo fermamente convinti che quelli a vergognarsene di più siano i tifosi onesti. Quelli che vanno alle partite con la fidanzata a cui hanno dipinto la faccia, con gli amici e la redbull, con i figli a cui hanno trasmesso l’amore e la passione per uno sport emozionante, avvincente, adrenalinico sì, ma pulito. Che poi, sono gli stessi che si vergognano delle partite truccate, dei calciatori dopati, dei fumogeni in campo e dei pestaggi tra quei tifosi che dello sport non hanno capito il senso. Per una volta a fare danni non siamo stati noi italiani, il che ci fa pensare che forse forse c’è di peggio, pur essendo portati a vederci come le pecore nere del mondo. Questa non può essere una scusa per noi, ma la buona occasione per spingersi oltre il muro di vergogna e convincersi che, da chi è peggiore, si può imparare. A fare il contrario, però.
Siate come i tifosi di Prada, non come quelli del Feyenoord, chissà che non vi torni utile anche a livello estetico.