Due ore e cinque minuti di docufilm raccontano la vita della jazz pop-star inglese, scomparsa prematuramente quattro anni fa. La pellicola Amy è stata presentata fuori competizione nel corso del Festival di Cannes 2015, e ripercorre la storia di “Una persona che desidera amore e non sempre ne riceve“, come affermato dal regista inglese Asif Kapadia. Una donna di talento, ma sempre ai margini della follia, per la miscela esplosiva delle sue fragilità: bulimia, eroina, alcool e antidepressivi.
“Amy? Talentuosa, fragile e sola”
E’ il 23 luglio del 2011 quando la Winehouse se ne va a soli 27 anni, l’età maledetta delle rockstars, e i suoi fan riempiono di mazzi di fiori e dediche affettuose il portone della sua casa londinese. Oggi il film del regista indiano, già autore di un documentario su Ayrton Senna, raccoglie immagini e video, per illustrare, attraverso testimonianze e musica, la debolezza di una donna talento straordinario che fin da ragazzina scrive testi come una terapia per rivedere se stessa e le sue emozioni, e poi , da giovanissima, si trova a gestire un successo troppo ingombrante. Le sue canzoni fanno da canovaccio a un percorso fatto di poesia e successo, ma anche di alcool e droghe, cui seguono vani i tentativi di riabilitazione, fino al famoso concerto di Belgrado del 18 giugno 2011 in cui si presenta al pubblico completamente ubriaca.
“Amy era talentuosa, ma fragile e sola (…) Come può una persona morire così al giorno d’oggi? Non si è trattato di un episodio improvviso: in qualche modo sapevamo che sarebbe potuto accadere perché Amy stava percorrendo quella strada” si chiede a Cannes Asif Kapadia, che, se nel corso della lavorazione della pellicola ha potuto beneficiare di molto materiale messo a disposizione dalla famiglia della ragazza, adesso, invece, a film finito, vede il loro consenso “rivisitato”, rischiando anche essere implicato in vie legali dopo il Festival. Polemiche permettendo, il docufilm sarà in sala a settembre con Nexo Digital e Good Films.
Fonte: © ANSA
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