Lo scorso anno hanno aderito migliaia di persone
L’idea di questa campagna è nata in Inghilterra da Carry Somers, numero uno del fair trade, ma in brevissimo tempo si è diffusa in tutto il mondo raggiungendo anche l’Italia. Si tratta dell’evento Fashion Revolution Day, oramai ritenuto a livello internazionale, nato in occasione dell’anniversario tragico della strage di Rana Plaza a Dhaka dove 1.133 operai del tessile hanno perso la vita. Un progetto simile a quello delle bambole omaggio di Takada Kenzo per Fukushima ma in questo caso dedicato a tutte le vittime del Bangladesh.
Grazie a questa iniziativa e all’hashtag #whomadeyourclothes? tutte le persone che hanno partecipato sono state invitate a indossare i loro abiti al contrario con l’etichetta ben in vista per poi farsi una foto e condividerla sui maggiori social network per poter così promuovere una maggior consapevolezza sull’acquisto di ogni capo d’abbigliamento e nei confronti di tutti quegli operai che si celano dietro la produzione in fabbrica.

L’evento è una “presa di coscienza sull’acquisto di ogni capo d’abbigliamento”
In Italia l’evento Fashion Revolution Day è stato coordinato dalla fashion designer Marina Spadafora, sostenuta da Botteghe nel Mondo e Altromercato. Un impegno importante, questo, utilissimo per portarsi avanti “verso un futuro più etico e sostenibile per l’industria della moda, nel rispetto delle persone e dell’ambiente” come spiega la stilista. Aggiungendo inoltre quanto sia decisivo ricordare alle persone che: “scegliere cosa acquistiamo può creare il mondo che vogliamo: ognuno di noi ha il potere di cambiare le cose per il meglio e ogni momento è buono per iniziare a farlo“.