La minigonna, detta anche semplicemente mini, è un tipo di gonna con l’orlo inferiore che arriva sopra le ginocchia e mostra una buona parte della coscia. Può essere aderente, eventualmente con uno spacco centrale o laterale, oppure realizzata in vari tessuti come: jeans, similpelle, cotone, pvc e molti altri… Il termine mini è stato poi applicato anche ai vestiti “mini-abiti” che scoprono le gambe come le minigonne, nati nello stesso periodo, ovvero nei mitici anni ’60. La minigonna ancora oggi è un vero evergreen, cioè un indumento simbolo che dalla sua nascita non è mai passato di moda ed è stato proposto e riproposto in numerose collezioni di prêt-à-porter e sulle passerelle dell’alta moda. Generalmente la sua ideazione viene attribuita alla stilista britannica Mary Quant e divenne popolare proprio dagli anni ’60, per cui da molti è stata considerata uno dei simboli della Swinging London e di Cranaby Streets, indossata dalla magrissima modella Twiggy. Durante i suoi decenni di esistenza è stata più volte dichiarata morta sia da critici di moda che da diversi stilisti, ma seppur con diverse variazioni nella sua diffusione, il capo è rimasto in uso in molti paesi del mondo ininterrottamente dal momento della sua creazione ad oggi.
La storia della minigonna, un capo d’abbigliamento di culto per donne di diverse generazioni e oggi più che mai icona indiscussa di stile e femminilità. La minigonna è diventata, nel corso degli anni, un simbolo: dalla cultura Mod al femminismo, dalle divise scolastiche alle mise serali. Che venga portata con blazers e ballerine, o con giacca e stivali, la mini è il capo che per eccellenza esalta la femminilità… con una lunga storia alle spalle.
Le origini della minigonna sono probabilmente ancora più remote degli anni ’60… Già dopo la prima guerra mondiale, infatti, durante i “ruggenti” anni ‘20, le donne iniziarono a indossare, seppur in maniera minoritaria, sensuali abitini sopra il ginocchio, e, nel secondo dopo guerra, fu Coco Chanel a rivoluzionare diversi tra i parametri della moda dell’epoca, abolendo i corsetti e accorciando la lunghezza abituale delle gonne. Successivamente nel mondo dello sport iniziarono a comparire delle “preistoriche minigonne” in forma di divise ginniche, realizzate in modelli corti per questioni di maggiore praticità, e attrici celebri come Marilyn Monroe o Ava Gardner posavano per i fotografi con addosso abiti decisamente più corti della media. “Il volto degli anni ‘60”, ovvero la modella Twiggy, ne fece un’icona di stile, mentre la tv e il cinema iniziarono a proporla sempre più spesso. Se per stilisti del calibro di Coco Chanel o Christian Dior la minigonna era destinata a tramontare presto, essa divenne uno dei simboli della ribellione giovanile e della rivoluzione sessuale in atto negli anni ‘60, continuando a essere osteggiata dalla morale conservatrice ancora dominante all’epoca. Negli anni ‘80 Vivienne Westwood ideò la cosiddetta mini-crini, una sorta di tutù sorretto da una struttura rigida d’ispirazione vittoriana, mentre durante primi anni ‘90 la minigonna spopola più o meno in tutte le collezioni dei vari stilisti, in varianti più “rock” e aggressive, o più sobrie, pensate per un utilizzo diurno.
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